3 mesi oggi.
Alle 14.30 saranno 3 mesi esatti che è nato Gabriele. 3 mesi che io, Erika, sono una mamma e Luca un papà.
3 mesi che sembrano un’eternità e al tempo stesso sono volati in un soffio.
Se mi fermo a pensarci sono così lontani i giorni dell’attesa, quelli trascorsi accarezzando un pancione che cresceva sempre più, facendo spazio ad una nuova vita.
Autunno, primavera, estate si sono susseguiti tra mille domande, infiniti interrogativi e innumerevoli progetti e buoni propositi. E alla fine è arrivato luglio, il caldo estenuante, la stanchezza, l’impazienza del primo incontro e i tentativi di dare un volto al nostro bambino.
Poi il 26 luglio a mezzanotte, allo scadere delle 40 settimane, le acque che si rompono, la presa di coscienza che ormai non c’era più tempo per prepararsi, per pensare: bisognava passare all’azione. E così siamo corsi in clinica, credendo mancasse ormai poco, per scoprire che invece c’era ancora tanta strada da fare.
Mi hanno sempre detto che dopo il parto si dimentica tutto, ma io di quelle due notti e di quei due giorni ricordo tutto: le ore che sembrava non dovessero mai passare, scadenzate dalle visite che confermavano che l’attesa era ancora lunga. Le scale tra i vari piani, percorse infinite volte nella speranza di accelerare i tempi. I sorrisi delle ostetriche, gli occhi della mia dottoressa, le mani di mio marito, l’amore assoluto negli occhi dei miei genitori. Ricordo di averci provato fino alla fine, ricordo le flebo di ossitocina, il mio no deciso all’epidurale, la concentrazione assoluta sul mio respiro. Ricordo la paura e la gioia fuse in un mix che mi ha dato la forza anche quando le forze venivano meno.
Ricordo il dolore e l’estasi: la sintesi del nostro incontro. Ricordo il suo pianto. La sua pelle sulla mia. Quegli occhi aperti sul mondo, su di me. Ricordo di aver pensato che un miracolo del genere non potevo averlo compiuto io. Ricordo le urla, il sapore delle nostre lacrime, il suo odore.
Ricordo la nostra prima notte insieme, sotto il cielo di Roma, durante l’eclissi di luna. Ricordo il tempo trascorso a studiare i suoi lineamenti che avevo cercato di disegnare mille volte e che finalmente erano lì di fronte a me, a mostrarmi la meraviglia assoluta della vita, la potenza del nostro corpo e dell’amore.
Tre mesi. Tanto ci è voluto perché riuscissi a scrivere nero su bianco qualcosa di questa grande avventura.
Per tre mesi ho vissuto come dentro un sogno dai toni sfumati e al tempo stesso nettissimi. Proprio come dopo il matrimonio e il viaggio di nozze, anche in questo caso, dopo l’uscita dalla clinica, c’è stato un primo periodo di assestamento, di conoscenza, che mi ha messo a dura prova.
Prima di diventare mamma avevo immaginato tante volte questi momenti, avevo fatto mille piani ma una volta a casa mi sono dovuta scontrare con la realtà.
Per quanto mi sforzassi non riuscivo ad essere come le mamme che seguivo su Instagram: certi giorni per me era difficile anche farmi una doccia figurarsi uscire per una giornata al mare o un aperitivo. Gabriele mangiava davvero tanto e in continuazione e io non riuscivo a organizzarmi come volevo. Anche scattare delle belle foto, per noi che di questo viviamo, è stato complicato.
Inutile fingere; nella nostra mente può essere tutto perfetto e edulcorato ma la verità è ben diversa ed è piena di pannolini da cambiare, piani da modificare, uscite da posticipare o annullare, tutto perché il nostro centro è ormai lui e le sue necessità vengono prima di tutto.
All’inizio questa cosa mi è pesata, volevo essere una mamma sprint come dice Luca, una che riusciva a fare tutto come prima, meglio di prima, meglio di tutte e mi sentivo una nullità perché non ci riuscivo.
Poi un bel giorno, mentre eravamo soli a casa, Gabriele mi ha guardato con i suoi occhi dolci per un tempo che a me è sembrato infinito, fino a perdersi nel sonno, sicuro di potersi abbandonare tra le mie braccia.
In quel preciso istante ho capito che non mi importava nulla dei piani che avevamo costruito, della mamma che avevo immaginato sarei stata.
Importava solo di quello che giorno dopo giorno, ora dopo ora stavamo costruendo insieme. Ci stavamo conoscendo, scoprendo, amando come solo noi tre potevamo fare e andava bene così.
Di quel periodo ricordo la consapevolezza di una nuova vita che dipendeva, dipende e dipenderà ancora per tanto, totalmente da me, da noi, la paura di non essere alla sua altezza e la voglia di riuscirci.
Allo scadere del terzo mese posso dire, a modo mio, di esserci riuscita. Gabriele è un bambino sereno, solare, gioioso e buonissimo. Io e Luca non potevamo desiderare di meglio.
Mi stupisco ogni volta di come ormai riesco a interpretare ogni suo pianto, lamento o gorgheggio e mi scopro a sorridere al pensiero di quanto all’inizio tutto questo mi sembrava difficile se non impossibile. E invece mentre scrivo mi volto, lo vedo dormire tranquillo nel suo lettino e mi dico che il tempo sta passando anche troppo in fretta e che a modo nostro, ce la stiamo cavando egregiamente.
In questo mi hanno aiutato i libri (“Il linguaggio segreto dei neonati” su tutti), mi hanno aiutato i consigli delle mamme vicine a me e di mia mamma in primis, mi ha aiutato mio marito e la fiducia che ha in me, ma soprattutto mi ha aiutato l’istinto di mamma che tutto sente e tutto percepisce.
So che questo monologo non c’entra molto con i viaggi e con il nostro lavoro ma è la cosa più vera che sono riuscita a scrivere in un periodo in cui ho mollato un po’ le redini di tutto per dedicarmi al viaggio più bello che avrei mai potuto intraprendere in vita mia. Lo voglio scrivere per me, per noi, per fermare questi attimi di vita vissuta e anche per chi mi leggerà e troverà nelle mie parole un racconto sincero di quello che stiamo vivendo in questo periodo e di quello che la maternità sta rappresentando per me.
Venendo al mondo Gabriele ha fatto rinascere anche me a nuova vita, facendomi riscrivere completamente le mie priorità. Tra le tante cose, per esempio, ho capito che il tempo è davvero un bene prezioso da custodire e gestire al meglio, dedicandolo a persone e attività che fanno bene al cuore.
In un periodo storico in cui regna la superficialità e in cui tutto e tutti vanno di corsa, non c’è nulla di più bello che regalare tempo a chi amiamo. Per questo ho ripreso a scrivere articoli e scattare fotografie insieme a Luca ma al tempo stesso ho deciso che farò una selezione attenta dei lavori da accettare perché almeno per il primo anno voglio fare di tutto per non perdere nemmeno un giorno la fortuna o lo stupore di vivere accanto al nostro bambino, che ogni volta è una scoperta e una sorpresa continua.
Questa è la promessa che metto nero su bianco per i tre mesi di Gabriele, perché il tempo speso con lui è il miglior investimento e il regalo più grande che la vita potesse farmi.
Auguri piccolo mio, che la vita ti sorrida e ti riservi un’infinita di cose belle. La mamma e il papà ti amano da impazzire, viaggio della vita. <3
4 Comments
Belle foto 🙂
Una foto bellissima, che racchiude in sé una moltitudine di significati.
Grazie <3
Auguri Erika! E quanti bellissimi pensieri e propositi 🙂